Partita IVA: come scaricare la spesa creando nuovi buoni pasto

Buoni basto e partita IVA, due cose che nel pensiero comune sono distanti, ma nella realtà dei fatti comunicano tra loro.

Quante volte sentiamo dire, magari da un coinquilino o in una coppia, “vado io a fare la spesa che ho i buoni pasto da consumare“? Personalmente ogni mattina e oramai inizio a credere che siano un pozzo senza fine. Il buono pasto, uno degli strumenti più comuni e riconosciuti dai lavoratori dipendenti e che si dimostra di grande aiuto nella gestione della vita quotidiana. Ma perché pensiamo che siano solo per i lavoratori dipendenti?

Partita IVA e buoni pasto: come funziona
Lavoratore autonomo (Canva) – Bonus.it

Ebbene sì, la cosa non è una esclusiva dei lavoratori dipendenti. Che ci crediate o no, i buoni pasto possono essere acquistati anche da altre categorie lavorative. Risulta essere, infatti, un ottimo investimento anche per le ditte individuali, le partite IVA e i lavoratori autonomi. Deve essere fatta una premessa però; rientrano nel relativo trattamento fiscale dei buoni pasto le Partite IVA che sono nell’ordinario, non nel forfettario.

Buoni pasto: una comodità non solo da dipendente

La convenienza nell’acquisto dei buoni pasto è duplice. In primo luogo, secondo la legge di Bilancio del 2020, non concorrono alla formazione del reddito imponibile; detto in parole povere, sono esentasse, fino a 4 euro giornalieri per quelli cartacei e 8 euro per quelli elettronici. Quindi non costituiranno reddito imponibile fino a questi limiti.

Buoni pasto per le partite IVA: ecco come fare
Spesa (Canva) – Bonus.it

Quindi è possibile, per queste categorie, acquistare i buoni pasto, non solo per i loro ipotetici dipendenti, ma anche per se stessi. Nei due casi verrà presentato un regime fiscale differente. Infatti, nel primo caso, quindi per i dipendenti, si potrà detrarre integralmente il costo per l’acquisto, ma non potrà detrarre l’Iva agevolata al 4%. l’acquisto per se stessi, invece, presenterà una deducibilità inferiore, del 75% del totale, ma solo nel limite del 2% del fatturato.

Ma la comodità non sarà presente solo nella deducibilità dei costi, ma anche nella loro fruibilità. La comodità dei buoni pasto sarà nel poter dire addio a scontri e fatture per la contabilità, componendo un’unica fattura mensile dell’acquisto dei buoni pasto. Quindi costi e tempo risparmiati, dal momento in cui sarà possibile gestire meno documenti da registrare.