A quanto corrisponde versare 20 anni di contributi all’INPS

L’ormai prossima riforma delle pensioni mette in allarme coloro che hanno versato pochi contributi previdenziali all’INPS

Per andare in pensione, nell’ordinamento italiano, sono necessari, come minimo, 20 anni tondi tondi di contributi. L’età fissata per il pensionamento è, di contro, fissata a 67 anni. Precedentemente era più bassa, ma, con l’aumento delle aspettative di vita, anche quella per l’arrivo alla pensione è aumentata. E probabilmente nei prossimi anni continuerà a salire assieme al progresso della medicina moderna.

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Contributi INPS: sito ufficiale (Foto Canva – bonus.it)

Diverse stime collocano al 2027 la data per un nuovo aumento dell’età pensionabile. Dipende molto dal grande dibattito, appena riaperto, sulla Riforma delle Pensioni. L’ultima delle quali risale addirittura al 2011. E probabilmente sarebbe già operativa se non si fosse frapposta la pandemia da Covid 19. La malattia e la conseguente pandemia globale, hanno frenato la crescita e da quel punto di vista le casse dell’INPS, paradossalmente hanno preso una boccata di ossigeno. Ma ancora insufficiente ad evitare la curva di decrescita.

Contributi INPS, quanto è la pensione versando 20 anni

Per questo motivo, come accennato, tante persone che hanno versato pochi contributi previdenziali all’INPS vedono con ansia la riforma delle pensione. E la domanda sorge spontanea, esiste la possibilità di andare in pensione prima dei 67 anni? La risposta è si ed è appannaggio per chi ha iniziato a lavorare in giovane età. Ma conviene andare in pensione anticipata soprattutto se si hanno pochi contributi?

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Contributi INPS: logo (Foto Creative Commons – bonus.it)

Probabilmente con il regime attuale non è una scelta saggia. Soprattutto se il calcolo dei contributi è avvenuta con il metodo contributivo. Diverso il discorso se si riesce ad andare con il sistema retributivo dove gli ultimi anni hanno un valore enorme. Per questo sono sempre meno le persone che, sapendolo, scelgono di anticipare la pensione. Molto spesso anzi registrare una quota consistente di persona che vanno nel senso opposto. Vale a dire la scelta libera e consapevole, non in anticipare, bensì di ritardare l’arrivo della propria pensione. Tutto ciò per potersi garantire qualche euro in più sulla quota finale.

Quota finale che con 20 anni di contributi è davvero esigua. Ed in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo in questo periodo economicamente e socialmente incerto, qualche soldo in più è l’unica cosa che veramente risulta essere necessaria. Del resto, il lavoro nobilita l’uomo e senza di esso quale sarebbe lo scopo. Dopo aver dedicato una vita intera a perfezionare competenze specifiche in un’attività, risulta spesso una scelta logica e consapevole, quella di portarlo avanti per più tempo possibile