L’Iban identifica il nostro conto corrente e la banca, ma soprattutto è indispensabile per ricevere ed effettuare bonifici
Si può pensare che fornire il proprio codice Iban non comporti alcun problema. Anzi, se qualcuno volesse effettuare un bonifico a nostro favore, ben venga. Inoltre, senza il Pin di quattro cifre o le credenziali per accedere alla Home Banking, nessuno può effettuare alcuna operazione.
Ma le cose stanno davvero così? Quando si parla di dati bancari non bisogna mai prendere il tema alla leggera. Scopriamo dunque quali possono essere gli eventuali effetti della pubblicazione del codice Iban o se lo forniamo a qualcuno.
Iban, cosa può succedere se dato a terzi
Il codice Iban è a tutti gli effetti un dato personale e pertanto coperto da privacy. Ciò significa che se viene diffuso senza il nostro consenso, si è passibili di denuncia. Vediamo dettagliatamente cosa può fare chi ha il nostro Iban.
Ricordiamo innanzitutto che è un codice indispensabile a inviare e ricevere bonifici ma sono necessarie le credenziali. Con la sola combinazione alfanumerica non è possibile risalire al titolare del conto, al massimo qual è la banca.
Chi teme che una volta ottenuto è possibile addebitare la domiciliazione bancaria (l’abbonamento alla pay-tv o il pagamento delle utenze domestiche), sbaglia e può stare tranquillo perché ciò non può mai avvenire. Qualche malintenzionato che è entrato in possesso del codice, può indicarlo per la domiciliazione, ma la banca avrà bisogno dell’autorizzazione del titolare.
Fornire il proprio Iban a terzi dunque non espone a grandissimi problemi. Se così fosse non verrebbe riportato sulle fatture che vengono inviate online e dunque sono esposte al rischio di entrare in mani sbagliate.
L’importante è non comunicare mai, per nessun motivo e attraverso nessun mezzo, le credenziali per accedere al proprio conto: il codice personale quando ci colleghiamo dal pc o dallo smartphone, la password o il Pin che effettuare pagamenti.
Quindi attenzione ai phishing, ossia i tentativi di truffe che avvengono via email, sms o telefonate, quando con una scusa (“stanno accedendo al tuo conto”) fingono di essere la banca o l’Inps sostenendo che c’è un bonus a tuo favore che non riescono ad accreditare e per risolvere il problema chiedono le credenziali del conto.