Il caso di specie è particolarmente anomalo, ma la giurisprudenza lo ha chiarito con nettezza, ecco cosa succede all’eredità quando il morto è un figlio del titolare del patrimonio.
La Natura e la logica vogliono che i figli sopravvivano ai genitori. E nella maggior parte dei casi è così. Purtroppo, però, avvengono rari, ma non unici, casi in cui è un genitore a sopravvivere ad un figlio. Nel primo caso l’eredità viene gestita dal Codice Civile in via ereditaria diretta. Passando prima per figli e coniuge e poi per i parenti più prossimi fino al sesto grado di affinità e infine, in casi limite, fino ad arrivare direttamente allo Stato.
Ma come funziona l’asse ereditario quando a morire non è un genitore ma un figlio? Ebbene, come ogni grande evento della vita, la morte è piena di cavilli legali e come giusto che sia, anche lei è quindi regolata dal Codice civile. Non parliamo solo delle leggi che circondando la sepoltura della salma e questioni simili. Parliamo, come nel caso dei genitori, dell’eredità economica del defunto. Nel caso di un coniuge o della presenza dei figli allora questi saranno i primi beneficiari della somma economica lasciata e dei beni materiali.
Eredità, cosa accade con un figlio morto
I figli competono all’eredità solo con il coniuge, mentre il suddetto coniuge compete anche con genitori e fratelli. A meno che non venga direttamente specificato, in un eventuale testamento bollinato o olografo, le parti allargate della famiglia. Quindi parenti dal secondo grado in poi, non avranno diritto di beneficiare dell’eredità nel caso siano presenti parenti più prossimi.
Ovviamente non si pensa con serenità alla morte, e tanto meno, alla morte prematura di un figlio rispetto ai genitori. Ma è un evento della Vita a cui tutti, in qualche modo, dovrebbero pensare e organizzare al meglio le questioni terrene irrisolte al trapasso. Il nostro mondo è molto lontano dall’essere perfetto. Gli imprevisti sono all’ordine del giorno, per non parlare della vasta presenza di malattie nella nostra attualità.
Tutti potrebbero dover un giorno fare i conti con la possibilità di redigere un testamento, anche scritto a mano come si faceva un tempo, penna in pugno. E assicurare a sé stessi e alla propria famiglia, la certezza che i beni rimasti, verranno distribuiti secondo il volere del defunto. Non secondo una gerarchia che potrebbe non rispecchiare il volere del caro estinto