Aprire un’attività in Svizzera: le migliori opzioni

Un’attività in Svizzera può essere molto redditizia ma bisogna sapere bene dove avviarla: cosa prendere in considerazione

La Svizzera è visto come il Paese dove sono tanti i soldi che circolano (e da guadagnare). Difficile dire il contrario vista la presenza di numerose banche e società. Sono molti gli italiani che ogni giorno passano il confine e prestano il proprio lavoro, come operari, impiegati o professionisti, ad aziende elvetiche. Sono i cosiddetti frontalieri E se si decidesse di avviare un’attività proprio là?

Attività in svizzera
Franchi svizzeri (foto Canva) – Bonus.it

Se si sta davvero prendendo in considerazione tale possibilità, bisogna tenere conto che dal punto di vista fiscale ogni cantone della Confederazione offre condizioni differenti. La banca Credit Suisse come ogni anno ha fornito importanti indicazioni con la classifica sull’Indice della qualità della localizzazione, nota come IQL.

Aprire un’attività in Svizzera: la classifica dei migliori cantoni

Sono diversi i parametri presi in considerazione. Oltre che essere una guida per le imprese e gli imprenditori, la classifica serve anche al governo come strumento di benchmarking, in modo da avere le giuste conoscenze per intervenire in materia di politica economica regionale.

Attività in svizzera
Panorama di Zugo (foto Canva) – Bonus.it

L’indice guarda all’onere fiscale per le persone fisiche e giuridiche e la qualità della manodopera, se e come è specializzata. Diamo dunque uno sguardo alla classifica.

Al primo posto troviamo il cantone di Zugo, seguito da Basilea Città, Zurigo e Ginevra. La convenienza sta nel fatto che Zugo applica il più basso livello di tassazione della Svizzera. Imprese e imprenditori italiani che vogliono avviare un’attività nella Confederazione, devono quindi guardare al centro del Paese, più lontano dunque del cantone Ticino e i Grigioni (i più vicini al territorio italiano) che si piazzano addirittura all’ultimo posto della classifica.

Dal 2024, però, ci saranno importanti cambiamenti. L’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, stabilirà un’aliquota fiscale minima del 15%. Ciò riguarderà solo per le aziende internazionali che hanno un fatturato annuo di almeno 750 milioni di euro. L’effetto sarà limitare la concorrenza fiscale. Con le regole oggi in vigore per le aziende al di sotto di questa soglia, probabilmente ci sarà una maggiore diminuzione dell’importanza del fattore fiscale per le società.

La differenza fondamentale, dunque, la faranno i fattori che la classifica di Credit Suisse ha già preso in considerazione: la disponibilità di manodopera qualificata e l’accessibilità del Paese per i frontalieri.