L’inflazione influenza il cibo in tavola degli italiani: i poveri mangiano alimenti “scadenti”

Con l’inflazione il cibo costa di più e si rinuncia soprattutto a quello di qualità e alla tradizione della dieta mediterranea

I poveri mangiano meglio perché comprano direttamente dal produttore, aveva detto nelle scorse settimane il ministro Francesco Lollobrigida, scatenando un mare di polemiche. In effetti comprare senza intermediazione significa risparmiare ma non è una pratica che esclude i ricchi.

Inflazione cibo
Carrello di un supermercato (foto Canva) – Bonus.it

I fatti comunque smentiscono il titolare del dicastero dell’Agricoltura. Il consumo di frutta e verdura diminuisce e si allontana dalla dieta mediterranea: secondo il rapporto Coop quest’anno 6,9 milioni di persone tra i 15 e i 75 anni hanno rinunciato proprio a quei prodotti.

Inflazione, stangata cibo con meno frutta e verdura: il rapporto

La fotografia dalla situazione è data dal Rapporto Coop 2023 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani, realizzato dall’Ufficio Studi collegato con la collaborazione di altre realtà scientifiche. Nel documento si legge di “trincea del calo dei consumi” e il motivo è ovviamente l’inflazione che ha reso economicamente più pesanti del 21% i beni alimentari di base. Dunque i consumi degli italiani non calano solo per altri beni non considerati essenziali come dispositivi elettronici e viaggia ma anche il cibo.

Inflazione cibo
Banco di frutta e verdura (foto Canva) – Bonus.it

Nei primi sette mesi del 2023 sono state registrate vendite inferiori al 3% e i numeri e per il prossimo anno le previsioni sono in ulteriore ribasso. Chi trae vantaggio da questo stato di cose sono i discount: dallo studio emerge che sono il primo modo per provare a spendere di meno per 8 italiani su 10.

Una deriva che potrà continuare nei prossimi mesi e metterà in discussione il concetto di alimentazione italiana e dieta mediterranea, a partire dal consumo di frutta e verdura”, è scritto nel rapporto. Per molti cittadini infatti non fanno più riferimento alla cultura tradizionale in cucina proprio per risparmiare. Un paradosso visto che il governo Meloni ha cambiato aggiunto al nome del Ministero dell’Agricoltura la dicitura “sovranità alimentare”.

Anche la Coldiretti la scorsa settimana ha registrato ad agosto un aumento di prezzo al consumo del 9,4% che nel caso della verdura arriva al 20,2%. Sono in arrivo misure per calmierare il carrello della spesa da parte del Consiglio dei Ministri della prossima settimana. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso in estate aveva affermato che settembre si sarebbe trovato un accordo con tutti i protagonisti della filiera, dai produttori industriali fino a Confcommercio, ma al momento non è stato sottoscritto ancora nulla.