Qual è il tempo massimo per cui puoi rimanere seduto al ristorante e al bar

Il lavoro cambia e cambiano le abitudini nei bar e nei ristoranti: ma quanto è possibile sostare in un tavolo di un bar? Ecco cosa dice la legge.

La vita è cambiata drasticamente in questi 3 anni, una serie di priorità e di nuove regole. Prima di tutto, però, è cambiato il lavoro. Fermi in ufficio nell’attesa che le 8 ore finiscano, sono un’immagine di un lavoro che ogni mese che passa si dimostra sempre più superato. Il lavoro “agile“, come piace chiamarlo a molti, che di agile ha solo il PC perché sempre seduti si rimane, è un fattore determinate delle nostre abitudini.

Cambiano le abitudini e i bisogni: quanto è possibile rimanere al tavolo?
Lavoro agile (Canva) – Bonus.it

Ed in questo contesto, quindi, realtà di co-working spesso non bastano, o perpetuano una desueta ricerca di spazi che l’ufficio non mette più a disposizione. Ci si sposta, magari per l’orario di una riunione, o per la stesura di un articolo. Così si arriva a pensare “magari mi prendo anche un caffè” e ci si poggia al bar, computer alla mano e caffè nell’altra. Ma quanto tempo si può, effettivamente, rimanere al tavolo?

Tempo al tavolo: cosa dice la legge?

Alessandro Presicce, avvocato, presidente della sezione di Lecce dell’Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori ci aiuta a comprendere al meglio queste dinamiche, affermando come “non c’è una specifica risposta, perché non esiste unica regola scritta. il testo Unico di Pubblica Sicurezza resta il riferimento [..] del regolamento del rapporto fra cliente e proprietario.”

Quanto un cliente può rimanere al tavolo? Ecco la risposta
Cameriere e cliente (Canva) – Bonus.it

Questo testo Unico, oltre a non definire le tempistiche, è stato redatto nel 1940, dove ovviamente le abitudini del cliente erano diverse. Quindi possiamo rimanere fermi al tavolo quanto vogliamo? Potenzialmente sì, anche se esistono delle eccezioni. Potenzialmente però non significa che è sicuro che possiate, questo perché, continua l’avvocato “è uno di quei casi dove prevale il buon senso“. Quindi? a cosa si riferisce?

Significa che siamo noi, come clienti, a comprendere quando sia arrivato il momento, ma questo vale anche per il cameriere. Ecco perché parlare delle nuove abitudini legate al lavoro, il buon senso è culturale, se cambiano le abitudini dei clienti cambia la “cultura” del consumo e quindi anche le sue esigenze. Tutto questo, però, decade in un solo caso: se l’esercizio ha esposto, per iscritto, la regola che determina, quindi, le tempistiche di permanenza.